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La stampa piange la sua libertà e Londra riconosce l'estradizione in America del fondatore di WikiLeaks, Assange

Il Ministero dell'Interno britannico ha annunciato che Priti Patel aveva acconsentito alla richiesta degli Stati Uniti di estradare Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, che è perseguitato da Washington con l'accusa di aver fatto trapelare grandi quantità di documenti riservati.

Un portavoce del ministero dell'Interno britannico ha affermato che il ministro "firmerà l'ordine di estradizione in assenza di motivi che ne impediscano l'emissione".

Assange ha 14 giorni per impugnare la decisione.

Un portavoce del Ministero dell'Interno ha dichiarato: "In questo caso, i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che l'estradizione di Assange sarebbe opprimente, ingiusta o una violazione del processo".

Ha aggiunto che i tribunali britannici "non hanno ritenuto che la sua estradizione non sarebbe compatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trovava negli Stati Uniti sarebbe stato trattato in modo appropriato, anche per quanto riguarda alla sua salute».

La magistratura statunitense chiede l'estradizione di Assange per il processo con l'accusa di aver pubblicato, a partire dal 2010, più di 700 documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche statunitensi, soprattutto in Iraq e Afghanistan. Potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere.

Assange è stato arrestato nel 2019 dopo aver trascorso più di sette anni come rifugiato presso l'ambasciata dell'Ecuador a Londra.

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Da parte sua, WikiLeaks ha condannato venerdì la decisione del Ministero dell'Interno britannico, considerandola una "giornata oscura per la libertà di stampa", e ha annunciato che avrebbe presentato ricorso contro la decisione.

WikiLeaks ha scritto su Twitter: "Il ministro dell'Interno del Regno Unito (Priti Patel) ha accettato di estradare l'editore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti, dove potrebbe rischiare una pena detentiva di 175 anni".

Ha aggiunto: "È un giorno buio per la stampa e per la democrazia britannica e la decisione sarà impugnata

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